Ghino di Tacco Tour
Il percorso porta il nome di Ghino di Tacco, il ladro gentiluomo che aveva come “terreno di caccia” l’antica strada della Francigena dove transitavano i pellegrini in direzione di Roma, e che, nel 1290, aveva occupato la Fortezza di Radicofani, fino ad allora ritenuta impenetrabile, facendone il proprio covo.
Ed è proprio dall’incantevole borgo sulla Val d’Orcia che questo itinerario si sviluppa, compiendo un anello attorno ai calanchi ed alle biancane di Radicofani che può essere fatto tranquillamente in un sol giorno con ogni tipo di bici.
Recentemente classificato sulla base del format Sweet Road, presenta un rating molto buono pari a 8.6/10.0 dovuto principalmente al basso traffico di veicoli a motore ed al discreto stato dell’infrastruttura stradale totalmente in asfalto.
Buona anche la presenza di infrastrutture per l’accoglienza e servizi per il ciclista.
Presenza di Bike Point pubblici con colonnette per l’autoriparazione delle bici, informazioni e segnaletica dedicata.
Aree Attraversate
La Via Francigena attraversa gran parte del territorio del Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia, un paesaggio ancora quasi identico a quello che attraversava il viaggiatore del medioevo. Rocche, castelli, pievi, abbazie, poderi, colline, cipressi, boschi, acque: immagini conosciute in tutto il mondo e che tutto il mondo identifica come esempio massimo di armonia tra uomo e natura.
Nel 2004 l’Unesco dichiara la Val d’Orcia Patrimonio Mondiale dell’Umanità con una motivazione esemplare per capire il valore e la bellezza di questa terra: “La Val d’Orcia è un eccezionale esempio del ridisegno del paesaggio nel Rinascimento, che illustra gli ideali di buon governo nei secoli XIV e XV della città-stato italiana e la ricerca estetica che ne ha guidato la concezione.
La Val d’Orcia, connubio di arte e paesaggio, spazio geografico ed ecosistema, è l’espressione di meravigliose caratteristiche naturali ma è anche il risultato e la testimonianza della gente che vi abita. Tra il paesaggio duro, accidentato delle crete e quello più morbido delle colline dove la macchia mediterranea, i vigneti, gli uliveti, le coltivazioni promiscue si scambiano e si intersecano in affreschi di rara bellezza, si comprende con chiarezza come e quanto abbia pesato la consapevolezza dell’uomo di dipendere, nelle sue opere, dalle risorse dell’ambiente circostante e dal loro utilizzo in modo non distruttivo”.