Santuario Madre della Divina Provvidenza – Pancole

A pochi chilometri da San Gimignano, lungo un tratto della Via Francigena che attraversa il magnifico paesaggio delle colline della Valdelsa, possiamo scoprire il Santuario di Pancole.

Da oltre 4 secoli migliaia di fedeli si rivolgono alla Madonna della Divina Provvidenza per ottenere una grazia, come avvenne la prima volta nel 1668 ad una pastorella sordomuta che grazie ad un’apparizione della Vergine Maria, riacquistò l’udito, la parola e ottenne per la povera famiglia anche pane, olio e vino in abbondanza.

Grazie e miracoli sono continuati nel corso del tempo, come testimoniano i centinaia di ex voto dalle forme più curiose, ancora presenti nel Santuario.

L’itinerario, di una certa difficoltà e lunghezza parte da Siena nord per dirigersi verso l’antico centro fortificato di Monteriggioni e da qui entra in Val d’Elsa ricalcando in parte il tracciato dell’antica Via Francigena.

Lambisce Colle di Val d’Elsa e si inerpica oltre San Gimignano in un paesaggio caratterizzato anche da numerosi vigneti fino appunto a Pancole, località in cui si trova il Santuario.

Al ritorno verso Siena si attraversano luoghi meno conosciuti, con paesaggi caratterizzati in parte dalla Crete ed in parte da scorci boschivi fino a Casole d’Elsa per poi rientrare a Siena da Scorgiano e Santa Colomba.

  • In verde sulla mappa sono indicati i luoghi di vario interesse artistico, culturale e religioso.

Dove adesso sorge il Santuario, un tempo esisteva una piccola cappella stadale * con l’immagine della Madonna col Bambino affrescata dal pittore Pier Francesco Fiorentino tra il 1475 -1499. Proprio questa Madonna miracolosa, raffigurata nel gesto materno di allattare il suo Bambino, è ancora oggi oggetto di profonda venerazione e devozione.

La leggenda narra che un giorno di Aprile (o Maggio) del 1668 Bartolomea Ghini, una pastorella sordomuta, mentre stava portando le pecore a pascolare, fu presa da una profonda tristezza per la sua povertà e scoppiò a piangere.

Improvvisamente le apparve una bella Signora che le chiese perchè stesse piangendo. Bartolomea iniziò miracolosamente a parlare e le confidò di non avere niente da mangiare e che la sua famiglia era molto povera. La Signora la rassicurò dicendole di andare serena a casa, poiché avrebbe trovato pane, olio e vino in abbondanza.

A quel punto Bartolomea si accorse di aver parlato e corse a casa chiamando a gran voce i suoi genitori. Anche loro furono increduli di sentire la figlia parlare e trovare la dispensa colma di pane, vino e olio in abbondanza. Tutta la famiglia e gli abitanti del villaggio si recarono allora con Bartolomea nel luogo dove aveva visto la bella Signora, un bosco inaccessibile. Con falci e roncole tagliarono i rovi e piante fino a trovare una cappelletta con i muri molto rovinati.

Sebastiano, il padre di Bartolomea, dopo essersi fatto spazio tra i pruni con una roncola, vide un’edicola sacra che aveva all’interno un’immagine dipinta della Madonna che allatta il Bambino: con la punta della roncola provò a togliere con forza un robusto tralcio di edera perché copriva il dipinto. Improvvisamente sentì una voce gridare “Ohi!” e Bartolommea disse al padre di fare piano perché aveva fatto male alla Madonna. L’edera infatti aveva messo le barbe proprio sopra la bocca della Vergine: ancora oggi il volto della Madonna raffigurata nell’affresco risulta graffiato proprio sotto il naso.

A distanza di pochi mesi dall’apparizione miracolosa si iniziò la costruzione della chiesa che terminò dopo 2 anni. La Madonna continuava ad elargire le sue grazie tanto che le pareti della nuova chiesa in poco tempo si coprirono di ex-voto: dipinti su carta, tavolette di legno, altri scolpiti in alabastro rappresentanti le parti anatomiche dei fedeli che avevano ricevuto il miracolo (mani,occhi, gambe, seni…), cuciti e ricamati nelle forme più diverse, in argento, oppure semplici stampelle di legno che venivano appese alle pareti del santuario.

L’8 settembre 1923 l’edifico sacro venne elevato alla dignità di “Santuario Diocesano” con il titolo “Madre della Divina Provvidenza”.

Tra la notte del 13 e 14 Luglio 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, 8 soldati tedeschi, per bloccare l’avanzamento delle truppe americane, decisero di minare l’arco sottostante il santuario. I danni furono pesanti: nell’esplosione rimasero in piedi soltanto la facciata e il muro secolare della vecchia cappella con l’immagine dipinta della Beata Vergine.

La chiesa venne ricostruita cercando di seguire le forme dell’originario edificio seicentesco, e riconsacrata il 20 Ottobre 1949. La sacra immagine venne collocata all’interno di una raggiera metallica dorata visibile ancora oggi.

L’8 Settembre di ogni anno, ricorrenza della Natività della Vergine, a Pancole si svolge ancora una grande festa e molti devoti e fedeli vengono a rendere omaggio alla “Madre della Divina Provvidenza”, continuando a chiedere grazie per sé e per i propri cari.

“Con la compartecipazione del Consiglio regionale della Toscana
Testi a cura di Barbara Latini con la gentile collaborazione dell’ Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Siena. Realizzazione tecnica Vernice Progetti Culturali S.r.l.u.. Itinerari tracciati dal Gruppo ciclistico Val di Merse.

Il Percorso

  • Lunghezza: 115 Km
  • Dislivello: + 2086
  • Pendenza massima: 13.3%
  • Tipologia manto stradale: misto (asfalto 103.5 km strada bianca 11.5 km)
  • Tipologia bici consigliata: (Gravel, Cicloturismo, Strada)